Giuseppe Alermos ed altri

Arredi della Sagrestia

Legno di noce


Bibliografia :
Francesco Amendolagine, a cura di, "San Domenico in Taormina", Venezia, 1999, pp. 62, 64

Stato di conservazione. Supporto: 40% (parti dissestate, mancanze)
Stato di conservazione. Superficie: 40%

Su una delle parti mobili si rinviene una iscrizione che attribuisce la commissione dell'opera a Giuseppe Alermos, definito in una storica guida pubblicata dal Comune di Messina e già nella biblioteca di Gaetano Salvemini "frate spagnuolo". Lo stesso testo attribuisce ad Alermos l'intaglio, dedicato alla vita di San Domenico, datandolo al 1602 (mentre l'epigrafe sembra piuttosto da leggersi in "1662"). Nel vincolo, la Soprintendenza di Messina accetta la datazione dell'epigrafe al 1602. Considera tuttavia ben più esteso l'arco temporale per la realizzazione dell'apparato ligneo (XVII-XVIII secolo) e non accoglie l'ipotesi attributiva. In effetti, sia il testo latino ("FIERI FECIT", "HONORE", cioè "fece realizzare" "con proprio onore"), che implica piuttosto per Alermos il ruolo di committente, sia la assenza di qualsiasi altra informazione su Alermos (che pure, in ipotesi, avrebbe dovuto essere un ebanista di eccezione) in ambito storico artistico, non porta ad identificarlo con il ruolo di intagliatore.

Le dimensioni non sono indicate in quanto l'arredo ligneo percorre integralmente le pareti e quindi non ha dimensione automa dall'ambiente in cui è incassato ed a cui è vincolato.